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''Convenzione in due tappe. Al congresso Fimmg le regioni dicono di voler chiudere l’accordo nel 2008. Entro gennaio si sanerà il passato'' - Corriere medico
Lunedì, 22 Ottobre 2007
18 Ottobre 2007




Al congresso Fimmg le regioni dicono di voler chiudere l’accordo nel 2008
Convenzione in due tappe
Entro gennaio si “sanerà” il passato
I medici di famiglia avranno due convenzioni. Con la prima (da firmare al massimo entro gennaio 2008) prenderanno l’inflazione non percepita nel 2006 e 2007 e i contributi per l’Enpam; con la seconda, (da contrattare successivamente entro fine 2008) si riorganizzeranno per affrontare la marea montante di italiani che invecchiando si ammalano; e forse avranno aumenti in più per fare le Unità di medicina generale (Umg) con guardisti, pediatri, specialisti e infermieri. E’ l’impegno che hanno preso le regioni a Villasimius (Cagliari) al congresso della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), primo sindacato di categoria, 27 mila iscritti. A rispondere a Giacomo Milillo – il segretario Fimmg che voleva uscire dal contratto del pubblico impiego – è stato il coordinatore degli assessori alla Sanità, Enrico Rossi. Che, presente il pari grado veneto Francesca Martini, ha detto: «Faremo un accordo stralcio entro fine anno, massimo dopo le festività, sempre abbiate una richiesta ‘comprensiva’; un contratto di scarso contenuto per il quale abbiamo le risorse e il governo ne deve mettere di aggiuntive. Ci metteremo anche richieste normative: la spesa per uno ‘stralcio’ va motivata». «Non c’è chiusura nemmeno sul versante previdenziale. Poi – ha aggiunto – diamoci un anno di tempo per discutere una riforma del territorio e della medicina generale». Con l’invito ai medici a creare un gruppo di lavoro per individuare gli obiettivi della nuova assistenza territoriale, Rossi ha allontanato per ora i timori di trattare, al posto dell’accordo scaduto nel 2005, una convenzione pasticciata con pochi soldi e molti impegni, nonché la minaccia di nuovi scioperi dopo quello del 21 settembre, che ha visto uniti i sindacati Fimmg, Snami e Smi. In effetti, come la serrata del 90 per cento dei medici può aver accelerato la pubblicazione dell’atto di indirizzo per l’avvio delle trattative (poi bocciato dai sindacati dei generalisti), l’abbraccio tra Milillo e il leader del sindacato rivale Snami, Mauro Martini, può aver impressionato la parte pubblica. Risultato: sull’atto si tratterà ma i numeri proposti dalle regioni dovrebbero cambiare. Milillo è sempre stato gentile ma fermo. Dopo aver constatato che l’atto d’indirizzo dava alla categoria aumenti del 4,8 per cento – quanto gli ospedalieri, ma per metà subordinati alla buona volontà delle singole regioni – il leader della Fimmg ha chiesto di sganciare la trattativa dei generalisti da quella del comparto del pubblico impiego (dal 2002, anno d’esordio della costituzione federale, gli aumenti ai due tavoli dovevano essere collegati). A ministro e regioni ha detto: «Noi siamo impegnati a rendere sempre più efficaci gli interventi sui cittadini, specie sui malati cronici e gli anziani (e il 36 percento degli italiani oggi soffre di una cronicità, ndr) in un contesto in cui i nostri interlocutori, governo e regioni, si accusano a vicenda di invasione di competenze». «Con le Umg – ha aggiuntomettiamo sul piatto la nostra disponibilità a coordinarci con altri professionisti sul territorio e a metterci in rete. Ma a ogni passo che facciamo le spese crescono. Vent’anni fa erodevano il 20 per cento dei nostri stipendi, oggi arrivano fino al 70 per cento. Il fisco ci considera liberi professionisti ma, mentre per un professionista ogni aumento di produttività genera più reddito, per un medico di famiglia non è così: i soldi sono quelli della convenzione, invece gli esborsi vanno pure a gonfiare gli studi di settore. Per di più ci è stata dimezzata la deducibilità dell’auto». I nuovi compiti previsti dall’atto di indirizzo «sono possibili solo se usciamo dal comparto e ci vengono riconosciuti compensi sui fattori di produzione». I soldi per abbattere le spese ci sarebbero: Milillo cita la Finanziaria 2008 che stanzia 3 miliardi in più sul Fondo sanitario delle regioni e altri 3 miliardi per costruire strutture tra cui le “case della salute” care al ministro Livia Turco. E proprio il ministro, ascoltata la relazione (e in attesa dell’exploit di Rossi) si è assunto l’impegno di portare le istanze dei generalisti a un tavolo misto regioni-ministri e ha solidarizzato con i medici. Ha rimbrottato Milillo solo quando questi ha posto la questione delle regioni in deficit che chiedono la sostituibilità dei farmaci prescritti con equivalenti in farmacia o la ricetta riferita al principio attivo meno costoso all’interno di una classe omogenea. «Come il chirurgo ha il pieno controllo del bisturi – ha sottolineato il leader dela Fimmg – noi chiediamo il pieno controllo dell’utilizzo del farmaco. Ci batteremo contro decisioni che tolgono a noi la scelta per girarla al farmacista. I farmaci bioequivalenti sono un’opportunità per il Ssn, ma – pur tutti validamente utilizzabili da noi – non sono tra loro identici e troppe volte il paziente cambiando farmacia cambia prodotto e con esso eccipienti e talora modalità posologiche, presentando poi qualche volta risposte di cui chiede conto a noi». Milillo, infine, ha chiesto più rappresentanti della medicina pratica nell’Agenzia del farmaco (Aifa) ma Turco ha ribattuto: «le regioni in deficit hanno dovuto imporre sacrifici per garantire prestazioni ancor più importanti». I delegati incassano, ma si ha l’idea che la ritrovata unità tra sindacati (e tra Fimmg e società scientifica: il leader Simg Claudio Cricelli è stato salutato da una standing ovation) abbia rasserenato la categoria e possa di riflesso darle forza di fronte alle iniziative degli amministratori volte a far spendere meno il Ssn. Durerà?
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