(ANSA) - ROMA, 18 MAR - I medici che svolgono il servizio di guardia medica chiederanno di non svolgere piu' attivita' ambulatoriale, ma solo a domicilio, ''se non ci sara' una presa di responsabilita' da parte degli amministratori locali sul problema della loro sicurezza''. Lo ha annunciato Silvestro Scotti, segretario nazionale di Fimmg Continuita' Assistenziale (Fimmg CA), commentando lo stupro di una Guardia Medica a (Ragusa). ''Non e' piu' possibile - ha sottolineato - rischiare la vita per 23 euro all'ora''. Per Scotti ''le tentate violenze ai danni delle donne-Guardia Medica, che quasi sempre avvengono sul posto di lavoro della vittima, sono raddoppiate, passando da una media di 5-6 a 12 episodi l'anno''. E l'elenco degli episodi include anche tre vittime: la prima a Varese nel 1988, la seconda a Gagliano del Capo, nel 1999, e la terza a Solarussa (Oristano) nel luglio 2003. L'aggressione di oggi, in cui la dottoressa, di 53 anni, si sarebbe anche fratturata una tibia, conferma il rischio per le donne che svolgono il servizio di Guardia Medica. E questo parla sempre piu' femminile: sempre piu' donne, perche' impegnate anche in famiglia, scelgono di fare il turno notturno il sabato e domenica. E dei circa 4.000 medici che in Italia svolgono il servizio di Continuita' Assistenziale, piu' del 50% sono donne. Di qui l'avvertimento di Scotti: ''o il Governo interviene o, nell'ambito del rinnovo del contratto, chiederemo di non svolgere piu' attivita' ambulatoriale''. Un servizio, quest'ultimo, che e' in continua crescita e rappresenta un terzo degli interventi di Guardia Medica (un altro terzo avviene a domicilio, il restante 33% viene risolto telefonicamente). Per continuare ad assicurare il servizio Scotti chiede ''una presa di responsabilita' da ''sindaci e amministratori locali. La sede della Guardia Medica deve essere in una posizione centrale, in modo che sia assicurata la sorveglianza sia dalla popolazione che dalle forze dell'ordine''.